Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco - Parte I
Edizioni quattrocentesche illustrate della Biblioteca di Santa Scolastica a Subiaco - Parte I
Parte I - Introduzione
Delle più di duecento copie di edizioni incunabole possedute dalla Biblioteca Statale del Monastero di Santa Scolastica, presso Subiaco, soltanto quattordici sono illustrate con silografie. Due edizioni illustrate, le Etymologiae di Isidoro di Siviglia stampate a Venezia da Peter Löslein nel 1483 e i Sermones de tempore et sanctis di San Vincenzo Ferrer stampati pure a Venezia da Giacomo Penzio per Lazzaro de’ Suardi nel 1496, sono possedute in doppia copia, per un totale di sedici esemplari.
Tenuto conto della destinazione d’uso originaria dei libri della collezione del monastero di Santa Scolastica, cioè la lettura e lo studio privato da parte dei monaci, non sorprende la bassa percentuale di edizioni illustrate (circa il 7% del totale).
Il periodo di tempo in cui queste edizioni vennero prodotte è cruciale per lo sviluppo nella produzione del libro illustrato in Italia e in Europa, poiché segna il momento di passaggio tra la produzione di manoscritti miniati o illustrati con disegni fatti a mano, alla produzione di libri stampati con caratteri mobili e illustrati con immagini impresse attraverso l’inserzione di matrici lignee nella stessa forma di stampa del testo.
Dal punto di vista tecnico, il passaggio dalla decorazione realizzata a mano alla produzione di edizioni illustrate fu tutt’altro che immediato e richiese, negli anni 1465 – 1480, varie fasi di sperimentazione e perfezionamento da parte degli stampatori di tutta Europa.
Inizialmente i libri stampati con caratteri mobili continuarono a essere decorati manualmente da miniatori e illustratori, così come accadeva per i manoscritti, tanto che spesso si trattava proprio delle stesse maestranze e botteghe.
Benché non siano numerosissimi, non mancano comunque a Subiaco anche gli incunaboli decorati con disegni e miniature. Per quanto riguarda gli incunaboli con disegni, basti citare l’esemplare dell’edizione stampata a Roma da Giorgio Lauer nell’ottobre 1477 della Lectura super Clementinis di Francesco Zabarella (VI.A.7).
Il frontespizio è decorato con una rappresentazione dei tre 'stati' della società medievale: clero, nobiltà (caratterizzata dall'abbigliamento militare) e terzo stato con in mano attrezzi agricoli. Sopra ognuno dei tre stati un cartiglio contiene l'attività che li caratterizza secondo l'adagio 'Tu suplex ora: tu protege; tuque labora’ (‘Tu prega umilmente, tu proteggi e tu lavora’). In mezzo, al vertice dei tre stati, secondo l'iconografia consueta, si trova l'Imperatore in trono. Il resto della pagina è decorato da un ampio fregio di fiori, frutta e animali che si diparte dall'iniziale decorata 'N'. Lungo il fregio, che si snoda lungo il margine sinistro e quello inferiore, si trovano rappresentati vari animali e, in basso, una scena di caccia con la balestra. In tutto il libro si trovano iniziali decorate con filigrane e disegni (soprattutto animali o volti umani); particolarmente notevole la 'Q' decorata in diversi colori (rosso, arancio, verde, azzurro, giallo) con diversi animali a [f4v]. Lo stile è italiano; i disegni sono di buon livello anche se la decorazione nel suo complesso non sembra certamente di fattura professionale e sarà invece da ricondurre probabilmente alla lettura da parte dei monaci.
Francesco Zabarella, Lectura super Clementinis [Roma: 1477] (VI.A.7), frontespizio decorato
Altro esempio di decorazione eseguita a mano nella collezione sublacense è rappresentato dall’incunabolo VI.A.14, il primo volume dell’edizione delle Epistolae di San Girolamo stampate a Roma dal tedesco Arnoldus Pannartz nel 1476. In questo caso, la decorazione non-finita del frontespizio permette di distinguere le varie fasi di lavoro dei miniatori: sono stati disegnati a penna l’iniziale, il fregio di decoro nell’angolo superiore sinistro della pagina e uno stemma in corona di alloro al centro del margine inferiore, segno che la copia veniva preparata per un acquirente o un dedicatario specifico.
La miniatura dell’iniziale ‘M’ non è finita: la lettera è stata dorata, ma mancano tutti i colori della decorazione a bianchi girari eccetto il blu. Lo stemma losangato di azzurro e d'argento, forse riconducibile alla famiglia nobile romana dei Castellani, si trova nel margine inferiore della carta, accompagnato da una ghirlanda decorativa solo parzialmente toccata in oro, molto probabilmente in contemporanea all’iniziale.
Sotto lo stemma sono ancora ben visibili le tracce superiori di una iscrizione attualmente perduta a causa della rifilatura della pagina.
San Girolamo, Epistolae [Roma: 1476] (VI.A.14), frontespizio con stemma
Nel nuovo contesto rappresentato dal libro stampato, la sfida per i miniatori era rappresentata soprattutto dalla differenza nei tempi di produzione. Un manoscritto di media lunghezza veniva copiato nel giro di settimane, o più spesso di mesi, cosa che lasciava al miniatore tutto il tempo di eseguire il suo compito.
La preparazione di un incunabolo, d’altra parte, richiedeva spesso solo pochi giorni, e per sfruttare appieno il potenziale commerciale di questa caratteristica era necessario che il processo di decorazione si svolgesse in tempi altrettanto brevi.
Proprio per velocizzare questo processo le illustrazioni cominciarono a essere realizzate secondo dei modelli (si veda l’iniziale M della immagine 2) copiati in serie nei differenti atelier.
Durante la preparazione della forma di stampa venivano lasciati spazi bianchi tra una porzione e l’altra di testo, pensati per essere riempiti con disegni e miniature. Poco a poco, gli stampatori cominciarono a far realizzare, spesso sulla base di disegni eseguiti dagli stessi miniatori, delle matrici lignee che venivano poi utilizzate per imprimere le illustrazioni negli spazi bianchi degli incunaboli. Inizialmente dunque, l’impressione delle immagini avvenne in un secondo momento rispetto all’impressione del testo, un esemplare alla volta, e le impressioni lasciate dai supporti lignei venivano poi spesso colorate a mano, da cui il nome ‘xilominiature’.
Finalmente, gli stampatori affinarono le loro abilità tecniche al punto da poter inserire tipi e matrici silografiche nella stessa forma di stampa, così che testo e illustrazioni potessero essere impresse nello stesso momento.
Thomas Ochsenbrunner, Priscorum heroum stemmata [Roma: 1494] (II.D.2), Frontespizio illustrato